Rss

Archives for : motori di ricerca

Ancora su Google Chrome

Visti i commenti al mio post su Google Chrome, ho deciso di spiegare un po’ meglio la mia posizione e quello che penso di questo browser.

Continue Reading >>

Il colpo di cuil

Era da tempo che una notizia su un nuovo servizio in rete non generava un tale numero di reazioni.
Giusto per fare un riassunto, per quelli che proprio non sono ancora riusciti a sentire neanche una volta la parola Cuil.
1: “Cuil”va letto come la parola “Cool”, e così va anche interpretato, quindi lasciamo stare tutte le battute ed allusioni a fondi schiena virtuali.
2: Cuil é un motore di ricerca, proprio come Google, MSN o Yahoo. Si scrive una parola, si schiaccia il pulsante “search” e quindi appaiono i risultati.
3: Cuil non é di Google. Cuil é stato fatto da ex-dipendenti Google.
4: Cuil non é male.

Dette queste poche cose, vorrei aggiungere un paio di riflessioni.
E’ giusto fare paragoni con Google, ma é mai possibile che si debba sempre cercare di trovare la killer app.
Google non ha concorrenti al momento, e probabilmente non ne avrà  per i prossimi anni. La Microsoft ha cercato di comprare Yahoo per poter metter piede all’interno del mercato pubblicitario internet, praticamente monopolizzato da Google.
Google ha un vantaggio di circa 10 anni, che si traduce in 10 anni di investimenti in ricerca, mentre Cuil é uscito da pochi giorni.
Google ha in mano una quantità  di dati tale da far diventare superflua qualsiasi prova sulla validità dei risultati. Quello che trova Cuil lo trova anche Google.

In piຠc’é una cosa che Google ha in mano, qualcosa che nessuno possiede. Attorno al suo marchio é stata creata l’abitudine. Intendo dire che Google, almeno negli Stati Uniti, é diventato un verbo (to Google), le prime pagine che tutti aprono al mattino sul browser é quella di Google. La posta la leggi in Google, i feed vengono letti su Google, le strade le cerchi con Google.
Il motore di ricerca, nonostante sia il maggior fattore d’introito, é diventato solo un componente necessario a far girare altre decine di applicazioni.
Cuil rimane un buon esempio, nulla di più. Non so perà³ se avere dei dubbi oppure nutrire grande rispetto per le persone che cercano di buttarsi sul mercato dei motori di ricerca.
Si può veramente pensare di poter contrastare Google?
Credo invece in una cosa differente. Il mondo degli affari negli Stati Uniti, é diverso dal nostro. Quando esiste sul mercato qualcosa che nel suo insieme potrebbe dare un 10% di valore in più, lo si compra. Da alcuni mesi Microsoft (e in piccola parte Yahoo) sta attuando una politica d’acquisizioni molto aggressiva. Agli occhi é certamente arrivata solo la più grossa verso Yahoo, ma ci sono altre piccoli acquisti, come per esempio quello della Fast, azienda specializzata in algoritmi di ricerca semantici.
Ho quindi l’impressione che esistano oramai delle start-up che tirano fuori un prodotto decente, con una particolarità , una punta di diamante che potrebbe interessare a qualche multinazionale, per farsi quindi poi acquistare, chiudere baracche e burattini, mettere i soldi in valigia e partire per le spiagge messicane.
Ecco Cuil mi sembra proprio una di queste aziende.
Tralasciando questo mio dubbio, considero Cuil un motore di ricerca che con il tempo potrebbe anche arrivare a rosicchiare una piccola fetta di mercato, sempre se riesce ad escogitare un modo per poter prelevare anche una piccola fetta del mercato pubblicitario sulla rete, impresa che sicuramente non risulterà  facile. Mi sono posto una domanda: se io dovessi pubblicizzare la mia azienda, dove andrei a posizionare la mia pubblicità ?

Site of the day: Ms Dewey.com

msdewey.com

Qualcosa di nuovo sul fronte dei motori di ricerca, una ricerca dal volto umano (ma che in fondo si basa su Microsoft Live). :-)
Update:
Ms. Dewey reagisce a seconda della ricerca effettuata. Provate per eempio ad inserire parole come Sex, Google, Italy o George Bush. Ho fatto differenti ricerche e ottenuto quasi sempre differenti “shows”.

Quaero va avanti? Con 400 milioni di euro andrebbe avanti qualsiasi cosa.

Molti pensavano che il progetto Quaero fosse destinato a morire.
Inizialmente pensavo che Quaero fosse una sorta di scatto d’orgoglio nei confronti dell’egemonia americana nel campo della ricerca in rete.
In seguito ho cominciato anche io a dubitare della riuscita di questo progetto, a causa delle prime controversie tra le diverse aziende produttrici tedesche e francesi.
Oggi sono costretto a ricredermi totalmente e penso che questo progetto sia una buffonata pazzesca.
400 milioni di euro, questo é il budget disponibile per lo sviluppo del progetto, sono tanti e verranno stanziati da Francia e Germania insieme a diverse aziende private.
Ma andiamo per ordine.

Andreas Gordler, direttore del reparto multimediale al ministero dell’economia tedesco, ha ufficialmente dichiarato al Bitkom di Berlino, la somma di denaro che sarà  stanziata per Quaero.
Come già  detto saranno 400 i milioni di euro disponibili, 90 dei quali arriveranno direttamente dalle casse statali tedesche. Certamente lo stanziamento di questi 90 milioni dipenderà  dalla prossima finanziaria e presuppone il via libera da parte della commissione europea (che comunque arriverà ).
Più o meno la stessa somma arriverà  dalle tasche delle aziende tedesche coinvolte nel progetto, i restanti “euroni” arriveranno quasi simmetricamente da stato e aziende francesi.
400 milioni di euro sono maledettamente tanti e le critiche a riguardo stanno già  arrivando prosperose. L’esperienza personale, durante il mio lungo periodo di lavoro a Stoccarda, mi conferma che “tutto il mondo é paese”. Quasi la totalità  dei progetti tedeschi nati con sovvenzioni statali, sono stati grossi buchi nell’acqua fin dall’inizio.
Ricordo bene le critiche al portale internet dell’Arbeitsamt (2003), l’ufficio di collocamento nazionale tedesco, costato più di 70 milioni di euro nel 2004. Questo portale era talmente tecnologico che quelli che volevano cercare lavoro, dovevano registrarsi online e aspettare username e password per posta tradizionale (proprio in una busta con francobollo).
Per non parlare poi del portale dell’ufficio di collocamento di Norimberga, arrivato a costare la spaventosa cifra di 163 milioni di euro.
La Francia non é da meno. Difficile non menzionare il portale geografico francese geoportail.fr, presentato come killer-app addirittura dal presidente Chirac in persona, rimasto poi irraggiungibile per giorni subito dopo il lancio online.

Forse con Quaero ci stupiranno con effetti speciali, ma sono totalmente convinto che anche questo progetto sarà  un altro buco nell’acqua.
Il direttore del DFKI (centro di ricerca dell’intelligenza artificiale tedesco), Wolfgang Wahlster, ha parlato di Quaero come il futuro dei motori di ricerca, in grado di rispondere a delle “reali” domande poste dall’utente e basato sulle teorie del web semantico. Sarà  inoltre in grado di gestire contenuti multimediali, libri, audio e video.
Proprio Wahlster ha detto che “per gestire tutti questi contenuti ci sarà  bisogno di una tecnologia nuova, che dovrà  essere però sviluppata, prima di essere lanciata definitivamente sul mercato”.
Parole piene di senso, quasi da premio Nobel.
Wahlster continua ancora con altre belle parole, dicendo per esempio che „le aziende partner hanno grosse visioni e i finanziamenti pubblici saranno sicuramente un buon supporto”.
Definire “buon supporto” 400 milioni di euro é realmente divertente.

Ricordo che tra le “azienduccie” partner si trovano nomi del calibro di SAP, Siemens e Bertelsmann (insieme alla sua Empolis).
In parole povere queste aziende otterranno, rimanendo geograficamente solo nella parte tedesca, 90 milioni di euro. Per fare un paragone, la Germania ha stanziato circa 22 milioni di euro per la ricostruzione in Libano. Certamente le due cose sono molto differenti e difficilmente paragonabili, ma rendono bene l’idea e la quantità  di questi finanziamenti.

Tecnicamente gli sviluppatori di Quaero si baseranno sul giovanissimo standard OWL (Web Ontology Standard). Per Wahlster la struttura d’elementi multimediali può tranquillamente essere elaborata tramite XML, il problema rimane il loro contenuto. Il team di Quaero lavora al momento ad una soluzione in grado di riconoscere e trasformare automaticamente in elementi semantici i contenuti disponibili in rete.
In pratica si tratta di un software in grado di analizzare una foto, che rappresenta per esempio una palla da golf e “taggata” da un utente con la parola GOLF. Il riconoscimento automatico sarà  in grado di dividere questa foto da tutti gli altri contenuti “taggati” alla stessa maniera, che trattano però temi differenti, come la famosa automobile o il classico maglioncino.

Wahlster é convinto del fatto che Quaero dovrà  essere utilizzato soprattutto per scopi commerciali. Tutti i “business cases” sono descritti all’interno di un documento di 900 pagine, utilizzato proprio per la richiesta dei finanziamenti statali.
Proprio su quest’ultimo punto Wahlster ha dato il meglio di se, dichiarando “non siamo interessati a servizi da inserire online per il bene degli utenti internet”.

Per riassumere, questi i fatti:

  1. Quaero ottiene 200 milioni euro tramite sovvenzioni statali;
  2. Quaero ottiene 200 milioni di euro tramite investimenti aziendali;
  3. Le aziende (Siemens, Bertelsmann, etc.) che partecipano a Quaero con 200 milioni di euro, ottengono quindi altri 200 milioni di euro tramite sovvenzioni statali;
  4. Quaero, nonostante i finanziamenti statali, non nasce come servizio pubblico per la rete;
  5. Quaero verrà  probabilmente (se succederà  realmente) lanciato in rete per accaparrarsi grosse fette del mercato pubblicitario
  6. Quaero sarà  commercializzato come software da vendere esternamente;
  7. Quaero ha un Core Team di sviluppatori che arriva direttamente dalle aziende coinvolte nel progetto.
  8. Quaero sarà  sviluppato da studenti universitari (ovvero da altri fondi statali), quindi praticamente gratis.
  9. Per la prima volta l’Italia non ha nulla a che fare con questa pagliacciata.

Le mie personali idee e conclusioni:

  1. Esiste realmente il pericolo di un monopolio dei contenuti in rete, dovuto alla forte presenza d’aziende esclusivamente americane.
  2. Ci sono estreme differenze, per ciò che riguarda la creazione di Start-up, rispetto il sistema americano e quello europeo. Per creare una reale concorrenza a Google, il finanziamento pubblico diventa oggi quasi indispensabile.
  3. Questi finanziamenti dovrebbero finire direttamente nelle università . In questo modo si aggiornerebbe l’hardware e tutte le risorse necessarie per la creazione di un progetto di queste dimensioni.
  4. Il progetto dovrebbe essere OpenSource, quindi disponibile e accessibile a tutti gli sviluppatori tramite specifiche API. In questo modo si riuscirebbe a creare un commercio reale intorno al progetto.
  5. Il progetto principale (il motore di ricerca) dovrebbe essere limitato esclusivamente all’utilizzo in rete.
  6. Per tutte le altre applicazioni, per esempio di genere commerciale, potrebbero svilupparsi delle Spin-Off intorno al progetto principale. Un esempio potrebbe essere la creazione di una ditta che progetta software per la ricerca di documenti catastali in un comune oppure per la ricerca di documenti clinici in ospedale. In questo modo si verrebbero a creare dei veri posti di lavoro nell’innovazione tecnologica.

Come ciliegina sulla torta, inserisco la presentazione ufficiale di Quaero al Bitkom di Berlino (pdf 250 KB). La presentazione é in tedesco, ma visto che si tratta di semplici slide, non penso ci siano a problemi a capire il contenuto.
-> Download: Presentazione Quaero al BITKOM Medientag (05-09-2006)

Quaero va avanti

Il progetto, che dovrebbe costruire il primo motore di ricerca totalmente europeo, dopo i problemi iniziali, sta cominciando a prendere forma.

Si prevede che per lo sviluppo di Quaero, ci sarà  bisogno di circa 250 milioni di euro. L’Unione Europea stanzierà  da sola circa 90 milioni di euro, i contanti mancanti saranno versati dalle aziende francesi e tedesche che prendono parte al progetto.

Al momento si sta proprio calcolando come dividere questa spesa. Dalla parte tedesca troviamo la Empolis, spin-off del colosso media Bertelsmann, la Thomson, Grass Vally, Lycos Europe, MediaSec Technologies, Siemens, DFKI (il centro ricerche tedesco per l’intelligenza artificiale), l’istituto Frauenhofer, le università  di Karlsruhe e Aquisgrana. Lycos si occuperà  di programmare una parte del cuore di Quaero.
Rimane ancora da chiarire la locazione della sede tedesca di Quaero, questione che rimarrà  aperta sino alla chiusura del contratto tra i partner tedeschi, cosa che dovrebbe avvenire nelle prossime settimane.