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Il clone di Twitter non poteva mancare

Jaiku

Twitter ha generato un boom (che personalmente non capisco) che Google chiaramente non poteva perdere. Proprio per questo é stato acquisito poche ore fa Jaiku, un sistema che permette il cosiddetto “Active Streaming”, in concreto un clone del più famoso Twitter.

Wonderful Jaiku users,

Exciting news, Jaiku is joining Google!

While it’s too soon to comment on specific plans, we look forward to working with our new friends at Google over the coming months to expand in ways we hope you’ll find interesting and useful. Our engineers are excited to be working together and enthusiastic developers lead to great innovation. We look forward to accomplishing great things together. In order to focus on innovation instead of scaling, we have decided to close new user sign-ups for now.

But fear not, all our Jaiku services will stay running the way you are used to and you will be able to invite your friends to Jaiku. We have put together a quick Q&A about the acquisition.

Jyri Engestrà¶m and Petteri Koponen, Jaiku Founders

Ho l’impressione che Google abbia spostato le sue acquisizioni verso piccole start-up, probabilmente per prendere a basso costo le loro tecnologie e quindi integrarle nei loro sistemi. Un paio di settimane fa é stato acquisito anche Zingku, un servizio molto simile a Jaiku ma con un focus spostato maggiormente verso l’area delle reti sociali.
Da diverso tempo si parla di un grosso progetto in casa Google, che dovrebbe diventare una piattaforma comunicativa colossale. Sono quindi forse legati gli annunci riguardo il software mobile GPhone e l’acquisizione di Grand Central, azienda che offre servizi per la telecomunicazione mobile.

Google Shared Stuff

Pochi giorni fa Google ha introdotto un nuovo sistema “Social Bookmarking” chiamato Shared Stuff. Questo sistema non fa altro che permettere ai suoi utenti di scambiarsi in maniera semplice e veloce bookmarks, fino all’integrazione con la community Google Bookmarks.
Shared Stuff permette d’integrare un bookmarklet all’interno del proprio browser per permettere una rapida chiamata delle funzionalità  di sharing.
Con Google Shared Stuff é possibile condividere contenuti, immagini e abbonare questi tramite feeds RSS. Insomma Google Shared Stuff fino a qui offre le stesse cose che già  sono disponibili grazie a Delicious & Co.
Ci sono però dei nuovi elementi che contraddistinguono il tool di Google, per esempio l’integrazione con Facebook e con i suoi diretti concorrenti, come appunto Delicious o Digg.
Google Shared Stuff rimane comunque un buon strumento di promozione, anche per il proprio blog.
Promuovendo di tanto in tanto gli articoli che sono ritenuti realmente interessanti, é realmente possibile far aumentare la conoscenza del proprio blog. Mai esagerare però, altrimenti si rischia di cadere nel burrone dello spam.

Chiaramente Google non disdegna le applicazioni di casa, offrendo la possibilità  d’inviare i propri bookmarks ai contatti salvati sull’account Gmail o di osservare i link condivisi da quest’ultimi.

La reale differenza tra Google Shared Stuff e i suoi concorrenti sta nella diffusione del marchio Google in rete. La massiccia diffusione del brand Google potrebbe aprire maggiormente le porte del “tagging”. In questo modo Google di conseguenza potrebbe apportare interessanti modifiche al proprio motore di ricerca, offrendo risultati sempre più vicini alle richieste dell’utente.

Implementare Google in Google Reader

Questo é Google Search:

Questo é Google Mail:

Questo é Google Groups:

Questo é Google News:

Questo é Google Calendar:

Cosa si nota? Semplice, ogni funzionalità  di Google ha uno suo ben definito sistema di ricerca. Si può quindi cercare nei gruppi di discussione, nelle proprie mail e nel calendario, ma sapete dov’é che a me personalmente manca una funzione di ricerca? In Google Reader.
Sembrerà  strano ma proprio nel lettore feeds di Google manca la possibilità  di ricercare tra gli RSS abbonati. Effettivamente la ricerca c’era ma é misteriosamente scomparsa per chissà  quali motivi.

Utilizzo Google Reader da diversi mesi, dopo il suo rinnovo grafico e funzionale ho deciso d’utilizzarlo al posto di Bloglines, ma se c’é una cosa che mi manca, é proprio la possibilità  di ricercare tra i feeds, soprattutto tra quelli marcati con la stella, i cosiddetti “Starred Items”.

Esiste però una possibilità  per ovviare alla mancanza, un “workaround” che permette l’inserimento di un motore di ricerca ad – hoc per google reader.

  1. Per prima cosa bisogna andare sul Custom Search Engine di Google, qua é possibile costruire un proprio motore di ricerca basato chiaramente su quello di Google.
  2. Dopo aver premuto su “Create a Search Engine”, riempite solamente i campi “Search engine name”, “Search engine description” e “Sites to search” (qua inserite semplicemente http://www.google.it/reader/view/) e terminate l’operazione.
  3. Ora andate sul Google Reader ed esportate sul vostro PC i feeds abbonati in formato OPML (Settings -> Import/Export -> Export).
  4. Caricate ora il file OPML sul motore di ricerca precedentemente creato, per farlo andate su My Search Engines->Control Panel->Advanced->. Sulla “Annotation file” cliccate su “Browse” e caricate il file OPML precedentemente salvato.
  5. Fatto? Avete ora creato il vostro motore di ricerca per Google Reader fatto in casa.

Qua trovate un mio esempio: http:blog.medianima.com/search

Perchà© Yahoo non é grado di competere.

Su “Got Ads?” si può leggere un bellissimo articolo riguardo le scarse capacità  concorrenziali di Yahoo, con una seria analisi delle problematiche attuale.
Riassumendo l’articolo, si arriva alla conclusione che Terry Semel (CEO Yahoo) debba essere sostituito perchà© dal punto di vista tecnologico, non capisce un tubo.
Inoltre anche attraverso una fusione tra Yahoo e MSN, Google ne trarrebbe enormi vantaggi, visto che la combinazione delle loro incompetenze farebbero diventare Google il vincitore assoluto.

Google e Microsoft investono miliardi (per risparmarne altrettanti)

Sia Google che Microsoft stanno investendo cifre di un certo rilievo.
Si parla di più di un miliardo di dollari in nuovi edifici per allocare altrettanti nuovi server.
Le infrastrutture cominciano a scricchiolare sotto l’aumento del traffico, cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni.
Tutto ciò obbliga ad investire in nuove locazioni per maggiorare il numero dei server a disposizione.
Chiaramente investire significa anche risparmiare tasse, infatti Google nella Carolina del Nord é riuscita ad ottenere incentivi  fiscali pari a circa 100 milioni di dollari, per un investimento di 660 milioni di dollari nella città  di Lenoir.
La concorrente Microsoft invece ha preferito investire 550 milioni di dollari, per i suoi servizi Live, nella città  di San Antonio, in Texas, approfittando di incentivi fiscali pari a 20,7 milioni di dollari.