Maroni 1 – “Siamo indignati per il provvedimento votato dal parlamento europeo”
Maroni 2 – “Sono indignato e rattristato dalla risoluzione votata a Strasburgo”
Frattini – “Sono indegne le accuse di razzismo”
Come dicevo ieri, basta dire sono indignato per far credere che sono sempre gli altri a sbagliare, tutta l’Europa contro eppure sono loro che si indignano.
Repubblica: Ma in questi giorni di gossip su tutti i giornali, di intercettazioni sussurrate a mezza bocca, in cui il suo nome é stato accostato alle cose più turpi, ha mai avuto la tentazione di mollare tutto e andarsene?
L”oratrice: “Mi chiede se ho pensato di dimettermi? Mai sfiorata da quest’idea, ci mancherebbe altro! Io penso a fare il mio lavoro, il lavoro prestigioso a cui sono stata chiamata, cercando di esserne degna, di essere all’altezza”.
Si sente oramai quotidianamente la parola “indignato”, insieme alla faccia di qualche bel politico.
Ci s’indigna sempre per la frase di qualcuno. Basta dire “Sono indignato per…”, per poter smontare decine e decine di argomenti.
Basta indignarsi per dei “vaffanculo” in diretta, davanti a migliaia di persone, per poter distruggere tutto quello che é stato detto prima, in pochissimi secondi.
E noi abbocchiamo, come sempre. Gli crediamo. Se qualcuno dice che Berlusconi é una persona meschina per le sue prescrizioni processuali, per come ha preso possesso delle licenze televisive, per la Carfagna al ministero delle Pari Opportunità , per quello che ha fatto con l’Alitalia durante il periodo elettorale, per la blocca processi che sta per passare, per l’immunità parlamentare che vuole al posto della blocca processi, e mentre racconta tutto questo, va anche nel dettaglio, raccontando per filo e per segno le motivazioni reali di queste sue affermazioni, ecco che basta dire “M’indigno per le parole dette” che tutto finisce nel nirvana, pronto per un nuovo ciclo di vita e si ricomincia dall’inizio. Senza risposte e senza soluzioni.
Forse dovremmo cominciare ad essere indignati per essere semplicemente italiani.
Ma come diceva Gaber:
io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono.