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Heavy Metal in Baghdad

Heavy Metal in Baghdad é disponibile integralmente su YouTube. Del film-documentario ne avevo già  parlato e vale veramente la pena vederlo.

Stars & Stripes – The White Stripes Reimagined

Questa mattina ho scaricato uno dei mash-up tra i più belli che abbia mai sentito.
Con il titolo Stars & Stripes, Adrian Champions é riuscito veramente a miscelare in maniera egregia la musica dei White Stripes con il rap di 2Pac, Busta Rhymes, Outkast, Notorious B.I.G e colleghi vari.

P.S.
Per quelli con la puzza sotto il naso, guardatevi il trailer e poi giຠcon il download.

(via)

Heavy Metal Baghdad

Heavy Metal Baghdad

Heavy Metal Baghdad é un documentario sulla guerra in Iraq molto particolare. Si tratta della descrizione del mondo iracheno, devastato dalla guerra, attraverso gli occhi di una band Heavy Metal.
Chiaramente quello che per noi in occidente può sembrare un normalissimo genere musicale, bisogna ricordare che parliamo dell’Iraq, un paese musulmano che ha vissuto sotto la dittatura, compresa quella artistica, di Saddam Hussein.
Un documentario che fa vedere le speranze della nuova e futura generazione di giovani iracheni.
[youtube GBZ7Ggx-rUE Heavy Metal Baghdad]

Il Rolling Stone e la fine dell’industria discografica

Ho letto un articolo online della rivista Rolling Stone, riguardo alla caduta dell’industria discografica. Si parla dei motivi del crollo e vengono presentati alcuni modelli di business per migliorare il futuro.
rollingstone.jpg
Alcune parti dell’articolo sono cose conosciute, dette e ridette, ma difficilmente si riesce a leggere l’ammissione delle colpe da parte dei manager delle major discografiche.

“The record business is over,” says music attorney Peter Paterno, who represents Metallica and Dr. Dre. “The labels have wonderful assets – they just can’t make any money off them.” One senior music-industry source who requested anonymity went further: “Here we have a business that’s dying. There won’t be any major labels pretty soon.”

Gli utenti lamentano da sempre gli alti costi della musica, mentre le major discografiche invece di trovare sistemi di vendita alternativi, hanno sempre puntato il dito contro il P2P, investendo esorbitanti cifre in sistemi anti-pirateria del tutto inutili. I “signori della musica” non hanno mai voluto capire d’aver davanti a loro qualcosa di più grosso e difficilmente controllabile come internet.

La rivista ha inoltre riassunto in una lista, cinque nuovi possibili modelli di business:

Teoria 1: Musica supportata da sistemi pubblicitari (Ad-Supported Music).
Ian Rogers (Yahoo! Music General Manager).
Commento: Assolutamente senza senso, un sistema vecchio e già  morto.

Teoria 2: Legalizzare il P2P (Peer-to-Peer Goes Legit)
Eric Garland (CEO Big Champagne).
Commento: Secondo me é troppo tardi per passare all’utilizzo di flatrate P2P. Le major avrebbero dovuto iniziare subito con sistemi di questo tipo proponendo modelli di pagamento seri.

Teoria 3: Estremizzare lo shop musicale online (Endless Access Points for Music)
David Pakman (CEO eMusic).
Commento: Mi sembra banale come soluzione, anche se potrebbe essere veritiera. Effettivamente un grosso numero di soluzioni di vendita online, partendo già  da quelli disponibili, é in grado di assecondare tutti i gusti musicali degli utenti, di conseguenza un aumento degli introiti.

Teoria 4: Passare totalmente a un sistema che si basa sulla commercializzazione di licenze, tour e merchandising (Labels Change Their Stripes).
Rob Glaser (head of Real Networks and Rhapsody).
Commento: Anche qua niente di nuovo, anche se devo ammettere che bisogna cambiare totalmente la mente del business. Le major dovrebbero trasformarsi in terziari della musica, in altre parole alla vendita e alla gestione di tutto quello che si può vendere intorno ad un brano musicale.

Teoria 5: Utilizzare marketing virale (Consumers Become Retailers)
Terry McBride (CEO Nettwerk Music Group).
Commento: Il sistema più utilizzato prima dell’arrivo del file-sharing, quindi nulla di nuovo.

Se queste sono le idee, significa che sono messi proprio male.

Arctic Monkeys – Favourite Worst Nightmare

Ascolto ancora oggi il primo album degli Arctic Monkeys, che ho trovato e trovo grandioso, ma proprio per questo ho avuto serie difficoltà  nel giudicare l’ultimo lavoro dei quattro ragazzi inglesi.

Al primo ascolto sono rimasto in parte deluso, le canzoni mi sembravano semplicemente vecchie e già  sentite da altre decine di gruppi. In seguito ascoltando l’album in ufficio, quindi non con particolare attenzione, ho riscoperto gli stessi Arctic Monkeys del primo album, la voce di Alex Turner, i riff ripetuti decine di volte ma sempre piacevoli da sentire e aggressivi quanto basta.

Le belle canzoni non mancano, “Brianstorm” é una tempesta musicale, da ascoltare volentieri la mattina prima d’entrare in ufficio, ma la canzone più bella é “505″, che secondo me é anche una delle più belle canzoni degli Arctic Monkeys in assoluto. Tutte le altre canzoni rimangono per minuti a fischiettare e ronzare in testa, a parte “Only One Who Knows”, noiosissima ballatasimilromanticadavetriappannati.

Gli Arctic Monkeys con “Favourite Worst Nightmare” sono riusciti a superare il difficile momento del “secondo album”, terrore di tutti gli artisti, confermando la bravura manifestata sul disco di debutto.

A proposito, gli Arctic Monkeys saranno a “Ferrara Sotto Le Stelle” il 14 Luglio (25 euro).