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Il Rolling Stone e la fine dell’industria discografica

Ho letto un articolo online della rivista Rolling Stone, riguardo alla caduta dell’industria discografica. Si parla dei motivi del crollo e vengono presentati alcuni modelli di business per migliorare il futuro.
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Alcune parti dell’articolo sono cose conosciute, dette e ridette, ma difficilmente si riesce a leggere l’ammissione delle colpe da parte dei manager delle major discografiche.

“The record business is over,” says music attorney Peter Paterno, who represents Metallica and Dr. Dre. “The labels have wonderful assets – they just can’t make any money off them.” One senior music-industry source who requested anonymity went further: “Here we have a business that’s dying. There won’t be any major labels pretty soon.”

Gli utenti lamentano da sempre gli alti costi della musica, mentre le major discografiche invece di trovare sistemi di vendita alternativi, hanno sempre puntato il dito contro il P2P, investendo esorbitanti cifre in sistemi anti-pirateria del tutto inutili. I “signori della musica” non hanno mai voluto capire d’aver davanti a loro qualcosa di più grosso e difficilmente controllabile come internet.

La rivista ha inoltre riassunto in una lista, cinque nuovi possibili modelli di business:

Teoria 1: Musica supportata da sistemi pubblicitari (Ad-Supported Music).
Ian Rogers (Yahoo! Music General Manager).
Commento: Assolutamente senza senso, un sistema vecchio e già  morto.

Teoria 2: Legalizzare il P2P (Peer-to-Peer Goes Legit)
Eric Garland (CEO Big Champagne).
Commento: Secondo me é troppo tardi per passare all’utilizzo di flatrate P2P. Le major avrebbero dovuto iniziare subito con sistemi di questo tipo proponendo modelli di pagamento seri.

Teoria 3: Estremizzare lo shop musicale online (Endless Access Points for Music)
David Pakman (CEO eMusic).
Commento: Mi sembra banale come soluzione, anche se potrebbe essere veritiera. Effettivamente un grosso numero di soluzioni di vendita online, partendo già  da quelli disponibili, é in grado di assecondare tutti i gusti musicali degli utenti, di conseguenza un aumento degli introiti.

Teoria 4: Passare totalmente a un sistema che si basa sulla commercializzazione di licenze, tour e merchandising (Labels Change Their Stripes).
Rob Glaser (head of Real Networks and Rhapsody).
Commento: Anche qua niente di nuovo, anche se devo ammettere che bisogna cambiare totalmente la mente del business. Le major dovrebbero trasformarsi in terziari della musica, in altre parole alla vendita e alla gestione di tutto quello che si può vendere intorno ad un brano musicale.

Teoria 5: Utilizzare marketing virale (Consumers Become Retailers)
Terry McBride (CEO Nettwerk Music Group).
Commento: Il sistema più utilizzato prima dell’arrivo del file-sharing, quindi nulla di nuovo.

Se queste sono le idee, significa che sono messi proprio male.

Dave Goldberg (Yahoo Music) critica il DRM musicale.

Dave Goldberg, capo del settore musicale di Yahoo, vede nel sistema di licenze DRM il vero problema che affligge l’industria musicale.
Sono state affermazioni che hanno suscitato un certo scalpore, soprattutto se si pensa che Goldberg le ha dette durante il Music 2.0 a Los Angeles.

Dave Goldberg chiarisce che non si tratta solo di un problema di licenze ma anche dei prezzi troppo alti, che obbliga gli utenti ad andare a scaricare la musica da altre parti. Goldberg cita eMusic come esempio da prendere, qua la musica é venduta in formato MP3 senza nessun tipo di protezione, ma rimane un forte e reale bisogno di nuovi e innovativi concetti di vendita.

Goldberg non ha scoperto l’acqua calda e vedere le grandi major musicali, che inorridiscono davanti a queste affermazioni, mi fa solamente ridere.
Devo però aggiungere, che in contrasto con le affermazioni di Goldberg, abbiamo l’iTunes di Apple, che come ho scritto poco fa, ha raggiunto traguardi importanti e ottimi fatturati. Certo Apple ha un marketing vincente, la coppia iPod + iTunes, ovvero hardware + software, é stata studiata in maniera egregia, questo dovrebbe far pensare.