Sono tornato da poco da un piccolo viaggio di piacere a Berlino. Ho abitato per circa 12 anni in Germania, ma la capitale mi mancava.
Pensavo che mi sarei trovato di fronte ad una città bellissima, ma anche con tutti i problemi di una metropoli che conta nel distretto urbano quasi 4 milioni di abitanti. Inoltre immaginavo una città ancora in costruzione, sono passati solo 18 anni dalla caduta del muro, e anche se possono sembrare tanti, bisognava ricostruire una città intera.
La mia visita ha confermato quello che ho visto durante il mio lungo soggiorno nella provincia di Stoccarda, i tedeschi quando vengono messi davanti ad un obiettivo, lo raggiungono. Giusto per fare un paragone temporalmente simile, la nostra Salerno – Reggio Calabria é in fase di ammodernamento più o meno dal 1999.
Tanto é ancora in costruzione, ma l’aria che si respira a Berlino é pazzesca, un misto tra il nuovo che avanza, il capitalismo americano più sfrenato, con i suoi Starbucks e Burger King ad ogni angolo, e il vecchio che si vuole dimenticare ma di cui si deve mantenere il ricordo. Questa forte impronta americana é un forte contrasto alla storia passata che si cerca di mettere da parte, arrivando addirittura a far sembra piccole Disneyland luoghi come Checkpoint Charlie.
Vedere due persone vestiti con divise da vecchi marines e vecchi soviet, in giro con un ombrello della Visa (le carte di credito), é patetico.
Ma Berlino é questa, un misto di situazioni estreme, come la storia insegna. I berlinesi hanno conosciuto la destra e la sinistra più estreme, nazismo e comunismo sovietico sono arrivati in fretta prendendo possesso della loro vita.
Oggi Berlino é ancora tra gli estremi. Vecchie case che ricordano i vecchi quartieri comunisti e pochi chilometri più avanti il megalitico Sony Center, con l’enorme cinema Imax e il grattacielo della Deutsche Bahn.
Il duomo di Berlino viene affiancato dallo smantellamento del Palazzo della Repubblica, vecchio simbolo della dittatura DDR, che verrà rimpiazzato dalla ricostruzione fedele di un vecchio castello.
La città é lenta, sembra quasi che i berlinesi si siano appropriati della nostra vecchia cultura italiana di cui ci vantavamo fino a pochi anni fa. Essere lenti non é un difetto, essere inefficienti sì.
Tanti i bar e i caffé in giro per la città , al KaDeWe, storico centro commerciale berlinese, ho visto cibi italiani che penso di non aver mai provato in Italia. Ho visto decine di boutique con al loro interno piccoli bar con macchinette del caffé e Campari in bella vista. Non vendevano solo vestiti ma libri, cd e dvd.
Tantissimo verde. Berlino é piena di alberi e parchi, con gente sdraiata a leggere tranquillamente. Ho visto addirittura alcune famiglie fare la griglia in un parco vicino ad Alexanderplatz. Poi mangiano e mettono in ordine, se non lo fanno, la nettezza urbana farà il suo dovere e darà l’esempio pulendo. Quelli che non mettono a posto i loro rifiuti sono pochi e da considerarsi l’eccezione.
Berlino ha tre aeroporti, Tegel, Tempelhof e Schà¶nefeld. I primi due verranno chiusi e Schà¶nefeld verrà ampliato per arrivare ad una capienza di circa 30 milioni di passeggeri l’anno. Con grossa valigia, moglie, bambina e passeggino, ho raggiunto tranquillamente l’aeroporto in 20 minuti partendo con il treno da Alexanderplatz. Malpensa docet?
Le lingue che ho sentito parlare a Berlino neanche le ricordo. Sicuramente tanto italiano, molti i turisti, ma molti anche quelli che lì si sono trasferiti, in cerca di quel maledetto lavoro che in Italia “non si trova ma che se uno ha voglia di lavorare basta che ti accontenti”.
Tanti i ricercatori italiani, compreso il caro amico Alessandro che da 12 mesi vive a Berlino e lavora contento.
Era circa un anno che mancavo dalla Germania, mi ero dimenticato di come a pochi chilometri da casa nostra le cose potessero funzionare in maniera diversa e mi fa riflettere. Penso per esempio di come si parli spesso di Milano, la nostra città più europea, quella che spesso viene presa come esempio di eccellenza in Italia. Poi vedi Berlino, che di problemi ne ha ancora tanti da risolvere, e ti rendi conto di quanto l’eccellenza sia qualcosa di estremamente soggettivo.