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Archives for : June2006

Net Neutrality – La neutralità  della rete

Save the Internet: Click here

In USA il tema riguardante la neutralità  della rete é fonte di discussione già  da diversi mesi.
Lentamente questa discussione comincia ad entrare anche all’interno della rete italiana, generando non poche perplessità  e domande a riguardo.
Ma di cosa si tratta esattamente?

La discussione sulla neutralità  della rete é portata avanti da due frazioni con idee completamente differenti. Da una parte troviamo le grandi aziende di servizi (Google, Yahoo, Ebay, etc.) dall’altra i fornitori delle telecomunicazioni, come la nostra Telecom Italia.
Il concetto di neutralità  della rete é semplice: i contenuti disponibili in internet devono essere trattati allo stesso modo, a prescindere dalla loro funzione o dal loro scopo. Per fare un esempio pratico, la possibilità  di collegarsi a Yahoo o di comprare un DVD su Amazon deve essere sempre garantita, il collegamento alla rete deve rimanere marginale. Se io mi collego con Alice o con Libero, l’accesso ai contenuti deve rimanere lo stesso. Insomma tutti sono collegati a tutto, per utilizzare un termine tecnico, si tratta del principio “end to end”.
Insomma la “neutralità ” un principio fondamentale, esistente fin dagli inizi della rete e proprio la prima frazione desidera mettere il tutto per iscritto. Per rimanere in tema, giacché siamo appena usciti da un referendum, si desidera avere una specie di costituzione per la rete.

I provider, forti grazie al possesso del maledetto cavo, cercano di temporeggiare ed in parte di ostacolare la scrittura di tale documento e quindi di mantenersi la facoltà  di bloccare l’accesso a determinati siti. In poche parole se il cliente vuole andare su Ebay, Amazon o Google, in futuro potrebbero anche pagare.
Voci importanti in materia hanno espresso le loro perplessità . Parlo di personalità  che conoscono bene la rete perché loro l’hanno inventata. Persone come Vint Cerf o Tim Berners Lee.

Certamente noi non viviamo in America, ma se é vero che internet non ha confini territoriali, non dobbiamo pensare che uno scenario di questo tipo non possa verificarsi anche in Europa o in maniera più specifica nel nostro paese. Forse noi dovremmo avere anche qualche dubbio in più per le esperienze avute con Telecom Italia.
Quindi questo problema ci riguarda eccome, anzi si é già  coniata l’espressione italiana di “internet a due velocità ”, quindi nulla di fantascientifico ma una possibilità  maledettamente reale. Inoltre proprio per la tipologia strutturale della rete fisica, qualsiasi cambiamento che avviene in America ci porterà  ad introdurre automaticamente delle conseguenze.

Sarò paranoico ma nutro sinceri dubbi, proprio osservando i movimenti che Telecom Italia sta effettuando in questi mesi. Mi sembra infatti che si voglia avere completamente in mano tutta la banda larga disponibile sul mercato, vedi fusione con TIM, l’OPA lanciata verso AOL e per concludere i servizi Triple Play offerti, in altre parole Telefonia, Televisione e Internet. Le offerte diventano sempre più globali, attraverso i servizi Telecom Italia si può acquistare di tutto, film, musica o partite di calcio. Si cerca quindi forse di bloccare l’utente all’interno dei propri servizi?

Molti ora penseranno che io sia estremamente paranoico, ma osservando i movimenti degli altri big player europei, comincio realmente a credere alla mia mente malata e leggendo spesso informazioni dalla Germania ho notato che la Deutsche Telekom si sta muovendo esattamente allo stesso modo. Il pattern é identico, offerte Triple-Plays etc. Ma con una differenza, l’acquisizione fisica di banda larga é inserita nei budget come “Investimento di sicurezza” (Investitionssicherheit). Proprio quest’ultimo punto é al momento fonte di forti dubbi in Germania.
Certamente nessuno ancora ha parlato apertamente di tali conseguenze, ma mi pare che le tendenze siano chiare per tutti, ovvero offrire una grossa quantità  interna di servizi per cercare di lasciarne al mondo esterno il minor numero possibile.

Ripeto, forse sono solo paranoie, ma potrò almeno permettermi d’avere qualche dubbio?

Link:
-> Savetheinternet.com

-> ItsOurNet.org

-> timbl’s blog

Retroscena dei blog

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Quali sono i fattori che incidono su un blog, ma soprattutto a cosa bisogna pensare prima di crearne uno, soprattutto se parliamo di corporate o business blog?
Queste sono le domande principali che i blogger dovrebbero porsi prima d’iniziare la propria avventura sulla rete.
Alcune risposte vengono fornite su uno studio di Nora Ganim Barnes, docente presso l’University of Massachusetts.

All’interno di questo studio vengono analizzati 74 diversi “Business-Blogger” americani e si trovano interessanti affermazioni, aggiungo però che alcune di queste sono scontate o addirittura banali.
Steve Rubel riassume così i contenuti di questo studio:

1. Blogs Take Time and Commitment
2. Blogs Must Be Part of A Plan
3. A Blog is a Conversation
4. Transparency, Authenticity, and Focus are good. Bland is Bad

In questo studio noto delle contraddizioni con le ultime discussioni riguardo l’utilizzo dei commenti all’interno dei blog.

Il risultato di questo studio afferma che il blog é un mezzo per creare dialogo e comunicazione. Questo però mi obbliga ad introdurre un parametro di valutazione del blog stesso, ovvero il numero delle referenze collegate al mio blog e il numero dei commenti per ogni articolo.
Proprio questo parametro va a cozzare contro la decisione di alcuni famosi blogger, che hanno scelto di eliminare i commenti all’interno del proprio blog.
Certamente l’argomento é complesso e non si può risolvere attraverso un paio di statistiche, che però mostrano importanti tendenze.

Critiche e revisioni del Video Sharing

Virginia Blog
Leggo oggi sul blog tedesco Digitaler Film che il NYT, grazie alla critica televisiva Virginia Heffernan, inizierà  un lavoro di filtraggio e selezione dei video che si trovano in giro per la rete. Lavoro sicuramente di tutto rispetto visto la quantità  spropositata di materiale che si trova in internet, grazie anche al successo ottenuto dai servizi di video sharing YouTube e Google Video. Certamente, se l’operazione dovesse andare a buon fine, il NYT riuscirebbe a creare una nicchia tematica, in grado di offrire una buona qualità  selettiva del materiale video disponibile sulla rete.

La Francia continua il suo attacco sul web e lancia Geoportail (2)

Come scritto ieri, il sito francese Geoportail aveva dei problemi da risolvere con il grosso numero di utenti in accesso.
La situazione sembra peggiorata. Ho iniziato già  questa mattina a collegarmi sul sito ma senza successo, ora (23:13) vedo che il servizio é totalmente bloccato.
geoportail error small
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Il progetto, presentato addirirttura dal presidente Chirac, non sta facendo una bella figura, ricordo che é costato la bellezza di 6 milioni di euro.
A questo punto, ulteriori informazioni domani.

I blog aziendali crescono ma sono utilizzati male

Uno studio della JupiterResearch mostra che il 35% delle grosse aziende prepara l’introduzione di un proprio blog in rete entro il 2006, mentre il 34% lo ha già  pronto ed online.
Sempre secondo questo report (Corporate Weblogs: Deployment, Promotion, and Measurement) il 64% ha speso meno di 500.000$ per lo sviluppo, la promozione e l’analisi statistica del proprio corporate blog. In questo report risulta inoltre che i corporate blog sono utilizzati al di sotto delle loro reali potenzialità . Soltanto il 32% delle aziende utilizza il blog con lo scopo di generare marketing “word-of-mouth” per i propri prodotti e servizi.