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NO TAV – Perché non un referendum?

Ultimamente si parla spesso della Germania, si prende per esempio la sua economia, la qualità della vita, il senso di meritocrazia e per concludere la loro elevata qualità tecnologica.

Questi paragoni vengono sempre o quasi fatti in determinati momenti, ovvero quando conviene.

Io non so molto della TAV, la famosa tratta ad alta velocità che dovrebbe trasportare merci da Torino a Lione, quello che so è che se ci sono delle persone disposte a sacrificare anche la loro vita, salendo su un traliccio dell’alta tensione, significa che qualcosa non funziona.

Allora perché non prendere anche in questo caso l’esempio della Germania? Per diversi mesi nella città di Stoccarda ci sono state decine e decine di manifestazioni a causa di un progetto, chiamato Stuttgart 21, che dovrebbe rivoluzionare completamente l’urbanistica e il traffico ferroviario. Stuttgart 21 prevede la costruzione di 57 km di nuovi binari ferroviari e nove tunnel con una lunghezza totale, da un minimo di 30 a un massimo di 55 km. Solo per la costruzione della nuova stazione ferroviaria c’è bisogno di circa 1 km² di terreno. Per ultimare la costruzione del progetto si calcolano circa 8 milioni di metri cubi di terra da spostare e circa 1,5 milioni di metri cubi di nuovo cemento.

Le proteste riguardo questo progetto sono del tutto simili a quelle dei cittadini della Val di Susa, con la differenza che il sistema economico e politico tedesco è leggermente più sano e meno corrotto del nostro, quindi le motivazioni della protesta tedesca riguardano soprattutto il senso e il concetto della parola mobilità ed eco-sostenibilità.

Datei:MittlererSchlossgartenPolizisten 2010-09-30.jpg

Il 14 novembre del  2007 nel comune di Stoccarda sono state raccolte 61193 firme per far sì che il Land di Stoccarda uscisse come socio dal progetto. Nel dicembre dello stesso anno il Comune di Stoccarda ha deciso che l’uscita dal progetto Stuttgart 21 non era possibile per motivi contrattuali. Questa decisione ha provocato altre grosse manifestazioni da parte dei cittadini della cittá. Il giorno dopo la decisione del sindaco, 4000 persone si sono radunate nella piazza principale per protestare. Tra il 2007 e il 2011 le manifestazioni sono state tantissime, sempre con la partecipazione di migliaia di persone e cittadini della città. L’apice è stato raggiunto il 19 marzo 2011 quando circa 60.000 cittadini si sono radunati nella bellissima Schlossplatz di Stoccarda per protestare contro il progetto.

Datei:Stuttgart21Kundgebung 2011-03-19.jpg

Dopo tutte queste proteste finalmente la regione del Baden Württemberg ha deciso di dare la parola ai cittadini attraverso un referendum. Il quesito posto sul referendum definiva l’uscita definitiva della regione dal progetto Stuttgart 21.

Il risultato è stato che la maggioranza dei cittadini ha deciso attraverso il voto di proseguire con l’opera. Chiaramente alcune piccole proteste continuano, ma la maggior parte degli altri cittadini hanno preso atto di essere una minoranza. Per questo motivo la nuova stazione ferroviaria di Stoccarda si fará.

La domanda che mi pongo è molto semplice: perché non fare un referendum in Piemonte e porre fine una volta per tutte a queste manifestazioni prima che degenerino del tutto?
L’esempio che ho voluto descrivere vuole solo dimostrare che la famosa sindrome “Nimby” (non nel mio giardino), che spesso viene utilizzata dai nostri cari politici non è sempre vera.  Nella stessa città di Stoccarda i cittadini favorevoli all’opera sono stati il 52,9%. Questo significa che molto spesso i cittadini sono in grado di fare delle scelte dettate da una loro logica e razionalità.

La mia paura è che questo continuo scontro non porterà assolutamente a nulla. La TAV, seguendo l’attuale modus operandi, non si farà mai a meno che non si decida di di far emigrare in massa le popolazioni dalla Val di Susa.
Non voglio giudicare l’utilità o non utilità della TAV, quello che più mi sta a cuore è riuscire a vedere le istituzioni camminare a fianco dei cittadini, e al tempo stesso cittadini in grado di fidarsi delle loro stesse istituzioni. Per far questo purtroppo la politica deve fare il primo passo, non si può sempre pretendere che sia il cittadino quello che deve fidarsi per primo, le passate esperienze, ma anche quelle presenti e odierne (vedi Pirellone) rendono difficile l’aver fiducia verso la nostra classe politica e di conseguenza anche delle loro decisioni.

Attraverso un referendum si darebbe voce non solo alla Val di Susa ma anche al territorio circostante. Sarebbe la maggioranza a decidere quello che deve essere fatto e quello che invece non deve essere preso in considerazione.

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