Chi non ricorda gli anni d’oro del 1999 e del 2000? Le aziende IT navigavano nell’oro, i dipendenti erano pagati bene e i direttori non badavano a spese. Insomma, non si stava male. Poi arrivò il crollo della New Economy, con i suoi fallimenti e i licenziamenti. Non era difficile vedere persone, che poco prima coprivano importanti ruoli aziendali, andare in giro a mendicare un posto di lavoro.
Sembra che i gloriosi anni d’oro siano tornati, ma solo per i CEO delle grosse aziende IT.
Terry Semel, CEO di Yahoo, negli ultimi due anni ha guadagnato con le sue azioni circa 400 milioni di dollari. Nel 2003 Semel possedeva “solamente” 25,4 milioni.
John Tompson, a capo della Symantec, l’azienda produttrice di Software Antivirus più famosa al mondo, ha triplicato i suoi guadagni rispetto allo scorso anno, arrivando nel 2006 a possedere circa 69 milioni di dollari. Tutto questo grazie alle azioni della Symantec, che sono aumentate del 118% negli ultimi due anni.
John Chambers, CEO della Cisco, non é da meno. Grazie alla vendita delle sue azioni, nel 2005 si é portato a casa circa 61 milioni dollari. Nel 2004 aveva guadagnato solo 38 milioni.
La stampa americana riporta che i CEO delle 150 aziende più importanti e grosse della Silicon Valley, attraverso la vendita delle loro azioni, hanno guadagnato 1,55 miliardi di dollari. Questo é un aumento del 50% rispetto al 2003 e del 177% rispetto al 2002.
Il tutto può effettivamente rappresentare un certo ottimismo per il futuro, ma non posso non esprimere qualche serio dubbio.
A parte qualche raro esempio, l’offerta di stock options ai propri dipendenti era molto diffusa, ma dopo il botto del 2001, queste possibilità vengono sempre più spesso offerte solo ai livelli più alti delle piramidi aziendali. Questo é quello che avviene in USA, in Italia le aziende che offrono queste possibilità si possono contare sulla punta delle dita.
Certamente queste notizie aumentano l’ottimismo popolare, soprattutto quello del settore, ma non bisogna dimenticare che in Europa, il settore IT ha ancora reali difficoltà . Qualche segnale positivo arriva dalla Germania, che ha una vecchia tradizione informatica, dalla Francia, che continua ad investire in processi innovativi e dalla Gran Bretagna che si affida all’alleanza con le aziende americane. L’Italia? La domanda rimane aperta.