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Reuters offre i suoi video ai bloggers

Reuters

L’agenzia di stampa Reuters ha fatto partire oggi un progetto pilota che permette di integrare i suoi video all’interno di pagine web.
Il progetto, denominato “Video Affiliate Network Program” permette agli autori di blog o portali notiziari, l’inserimento di (massimo venti) video. Stephen Smyth, manager della Reuters, dichiara che l’offerta sarà  attualizzata giornalmente.

Si tratta di un’offerta molto interessante, se pensiamo che l’azienda londinese fino ad oggi ha offerto i suoi contenuti a pagamento unicamente a quotidiani, televisioni e radio. Negli ultimi anni, la Reuters ha investito molto per offrire un certo numero di servizi attraverso la rete e grazie a questo nuovo metodo, si capisce che la strategia continua verso un potenziamento della divisione online.

Il videoplayer, per la visione dei contenuti, viene automaticamente caricato dai server della Reuters, questo evita l’installazione di software aggiuntivo da parte dell’utente.
Durante la fase pilota, il servizio sarà  offerto gratis, mentre dai primi mesi del 2006, si potrà  scegliere tra il pagamento di una piccola quota o la visualizzazione di corti spot pubblicitari.

I fratelli della piaga moderna (Jamba) lasciano l’azienda.

Jamba

I fondatori di Jamba, produttrice d’innumerevoli suonerie e sfondi per cellulari (le nuove piaghe del millennio), lasciano la direzione dell’azienda per rimanere solo come consulenti fino a giugno 2006. La decisione é stata presa a causa di problemi personali. Markus Berger-de Leòn e Dirk Hoffmann prenderanno i ruoli lasciati vacanti.
Jamba fu fondata nell’agosto del 2000 da tre fratelli, Alexander, Mark e Oliver Samwer, con Max Finger e Ole Brandenburg, quest’ultimi due lasciarono l’azienda poco tempo dopo.
Nel maggio 2004 Jamba fu venduta all’americana VeriSign per la modica cifra di 273 milioni di dollari.
Negli ultimi bilanci della VeriSign, Jamba ha portato a buoni successi, contrastati però da diverse critiche da parte di differenti associazioni di consumatori (anche in Italia) che responsabilizzavano Jamba dell’utilizzo di un pesante marketing verso utenti sotto i 18 anni. Effettivamente la pubblicità  di Jamba, soprattutto su canali visti da giovani, come MTV, é spesso penetrante e scorretta. Inoltre Jamba ha subito nel 2004 pesanti attacchi da parte dei sindacati tedeschi, che lamentavano un grosso numero di dipendenti assunti con contratti a progetto a basso costo.

Fonti Web 2.0. Il seguito di “Ajax non Mastrolindo”

Web 2.0
Dopo la lista sulle fonti internet, riguardanti al tema Ajax, ne aggiungo una sui siti con tema Web 2.0.

What Is Web 2.0
Scritto da Tim O’Reilly

What is Web 2.0?
Scritto da Andy Budd

Experience Attributes: Crucial DNA of Web 2.0
Scritto da Brandon Schauer

Introduction to Web 2.0
Scritto da Joshua Porter

Web 2.0 for Designers
Scritto da Richard MacManus & Joshua Porter

Top Ten Web 2.0 Moments of 2005
Scritto da Richard MacManus

Web 2.0: The Power Behind the Hype
Scritto da Jared M. Spool

Web 2.0: It’s like your brain on LSD!
Scritto da Andrew Orlowski

Web 2.0? It doesn’t exist
Scritto da Russell Shaw

Web 2.0 is dead. R.I.P.
Scritto da Richard MacManus

La rete deve essere un diritto fondamentale!

Rete per tutti

Leggendo su Monthly Vision i commenti e le opinioni riguardo BLU (Banda Larga Universale), mi sono accorto che si sta andando verso una direzione sbagliata. Non che non si sapesse, ma ora ne sono ancora più convinto.
La banda larga é pubblicizzata oggi, come elemento d’innovazione tecnologica verso l’intrattenimento e non come fonte di cultura e diffusione di conoscenza.
Si dovrebbe far sapere che é possibile trovare tutte le informazioni sul progetto TAV nella Val di Susa, invece ci martellano con il derby di qualche squadra di calcio.
La rete deve essere un diritto fondamentale d’ogni persona, fin dalla nascita. Io proporrei addirittura una tassa, che deve però permettere l’accesso alla rete al 100% della popolazione. Sono convinto che in questo modo sparirebbero gran parte delle lacune che si creano a seconda dell’origine sociale da cui si proviene.
Oggi vedo l’istruzione sempre più spostarsi verso un ceto alto. Non dobbiamo dimenticare che l’istruzione é un diritto fondamentale in questa Italia.
Il mio pensiero si spinge però al di fuori del nostro paese, visto che la rete al momento, non é racchiusa da confini territoriali.
Con l’introdursi delle nuove tecnologie wireless, sarà  possibile dotare tutti di un accesso alla rete, quindi alla conoscenza e all’informazione.
Si parla tanto d’innovazione e ricerca in questi mesi, ma queste sono cose che non si possono ricreare semplicemente dando fondi, bensì sono elementi che vanno fatti crescere e che si sviluppano lentamente. Un paese europeo per recuperare un gap tecnologico di 5 anni rispetto ad un’altra nazione, deve investire sull’innovazione per 30 anni! Noi ci dimentichiamo spesso che non sono le idee, ma le persone ad essere innovative.
A cosa serve dare soldi oggi per l’innovazione tecnologica se poi non si é in grado nemmeno d’utilizzare questi fondi.
Per questo sono dell’idea che una “cittadinanza digitale”, come dice Beppe Grillo, sia fondamentale per la crescita intellettuale delle persone. I Blog e Wikipedia sono solo alcuni esempi di come sia possibile diffondere informazione, pochi mesi fa un ragazzo é riuscito a trovare in Italia una vecchia villa romana attraverso le mappe satellitari di Google.
Invece da noi vengono dati i fondi per l’acquisto del digitale terrestre, che darà  a tutti la possibilità  di guardare il Grande Fratello 6, 24 ore su 24. Grande innovazione tecnologica!

La panza è piena e la mente vacilla.

Enoteca Italiana

Sono appena arrivato a casa, diciamo leggermente brillo, dopo una bellissima serata trascorsa con due carissimi amici ricercatori, Robert lo svedese e Alessandro il sardo. Sono stato all’enoteca italiana, bellissimo locale all’interno della fortezza medicea di Siena. Il caro Alessandro é arrivato in ritardo saltando l’ottima cena a causa di problemi enoginecologici. La serata, a base di piatti e vini del Trentino, Piemonte, Lazio e Lombardia, é stata intensa. Abbiamo parlato di tanti argomenti, partendo spaziando dalla musica di Kate Bush per arrivare al mio amore per le tecnologie. Difficile trovare un gruppo di persone disposte non solo a parlare, ma anche ad ascoltare. Robert mi sorprende spesso. Ha una grossa cultura e analizza bene i sistemi comunicativi del nostro paese. Mi colpiscono sempre le critiche sui nostri mezzi di comunicazione, nel caso specifico le televisioni, perché é normalmente difficile comprendere la complessa struttura dei nostri mass-media, da parte di una persona che arriva dall’estero.
Desidero mantenere questo blog, un luogo apolitico, ma quando un amico svedese parla di “telegiornali propaganda”, la cosa mi coglie sempre alla sprovvista. Parlo dei blog e dell’importanza e del rilievo che questi possono avere nel modo di comprendere l’informazione in Italia. Anche questa volta Robert mi ha sorpreso. Lui vede, e forse vedrà  ancora, i blog come un passaggio momentaneo di una cultura tecnologica. Non la penso così.
Chi scrive e genera giornalmente contenuti all’interno di un suo blog lo fa per diffondere i suoi pensieri, banali o intellettuali che siano.
La differenza é che esiste una diversità  di contenuti all’interno dei blog. Io filtro e sono al tempo stesso la mia censura. Scrivo ovvero sono. Il tutto é una mia opinione, condivisibile o non, da altre persone.
Quello che però mi ha fatto realmente riflettere, é che sempre più spesso noto che la diffusione di un blog avviene attraverso un numero di persone che lo utilizzano per scrivere. Insomma é un circolo forse vizioso di persone, forse sempre le stesse. Le persone estranee a questi sistemi non hanno ancora recepito il messaggio di base che vuole essere lanciato. Sto parlando in ogni modo di due persone, Robert e Alessandro, che hanno conoscenze culturali e informatiche.
La domanda di cui mi occuperò questa sera, prima della classica sigaretta della buona notte é: i blog, di cui si parla quotidianamente, sono realmente così diffusi?
Si tratta solo di questioni tecniche, come il digital divide o i blog sono solo un formato di nicchia?
Stiamo forse lasciando da parte i “classici” sistemi d’informazione in rete?
Adesso ci penso, mi fumo una sigaretta e se avrò un’idea, domani la scrivo.