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Yahoo aiuta la dittatura cinese.

Dotcomunism
Si é parlato tanto di Google e della sua censura in Cina ma come si comporta la concorrenza?

RSF ha rilasciato notizie preoccupanti riguardo alla cooperazione tra Yahoo e il governo cinese.
Yahoo ha fatto qualcosa di sconcertante, offrendo tutti i dati personali del reporter Li Zhi al governo cinese. Li Zhi é stato condannato nel 2003 ad otto anni di prigione per aver criticato, attraverso internet, la corruzione all’interno del sistema burocratico cinese.

Se le aziende, nate con lo scopo di diffondere informazioni e contenuti, diventano un mezzo di controllo del governo, ci si ritrova con un blocco totale dell’informazione.
La censura può essere in parte aggirata, certamente con tutti i pericoli che si hanno all’interno di una dittatura, ma quando i mezzi offerti diventano subdole trappole per carpire gli interessi delle persone, ci si trova davanti ad un problema totalmente differente e pericoloso.
Google & Co. sono in grado di fornire enormi quantità  d’informazioni riservate, ma se Li Zhi é stato condannato solo per aver criticato la corruzione, cosa potrebbe succedere a persone che cercano in rete parole come “libertà  e democrazia”? Certo molti siti sono oscurati dalla censura, ma a questo punto é legittimo pensare che Yahoo e Google possano fornire informazioni dettagliate, per esempio, di tutte le parole “pericolose” ricercate da un certo indirizzo IP. Se viene superato un certo limite si passa al controllo totale, come nel caso di Li Zhi.

Non posso che essere d’accordo con Rubina Moehring, presidente di RSF in Austria, che vede la collaborazione del governo cinese insieme ad aziende come Google e Yahoo, come ulteriore minaccia per i diritti umani.
La portavoce di Yahoo, Mary Osako, ha cercato di far passare la cosa come legittima e banale, dichiarando che l’azienda ha fatto quello che la legge cinese richiede, inoltre non si sapeva per quale motivo questi dati fossero stati richiesti.
Una scusa debole e stupida. Se lo stato cinese, con la sua tristemente famosa dittatura, richiede i movimenti in rete e i dati personali di una persona, sorgerà  pure qualche dubbio riguardo alla legittima di questa richiesta.

Forse sono paranoico, ma é una situazione che non mi piace. Le aziende che tengono in pugno l’informazione digitale sono poche e questa forma di monopolio può diventare un serio pericolo. I casi cinesi dimostrano che c’é bisogno di concorrenza. La Francia e il Giappone hanno già  cominciato a muoversi, ma per arrivare al livello di Google potrebbero passare degli anni. Ci vorrebbe quindi un progetto realmente europeo, con il contributo di tutti gli stati membri.

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